Storia dell’Orto Botanico di Pavia

L’Orto Botanico di Pavia si trova nell’attuale sede dagli ultimi decenni del 1700. Nasce dall’evoluzione di un antico orto dei semplici, luogo deputato alla coltivazione delle piante medicinali e all’insegnamento della scienza medica.

La prima cattedra di Botanica venne affidata nel 1763 al monaco vallombrosano Fulgenzio Vitman, che insegnò a Pavia fino al 1773. Ispirandosi all’Orto Botanico di Padova, Vitman pensò di collocare la sede dell’Orto presso il collegio Griffi ma il progetto non fu mai realizzato. Fu invece il conte Firman, plenipotenziario degli Asburgo per la Lombardia, che individuò la sede definitiva nell’area della chiesa di S. Epifanio e del convento dei Canonici Lateranensi. I lavori per la costruzione dell’Orto Botanico e dell’annesso Laboratorio di chimica iniziarono nel 1773 e terminarono nel 1775. In questo periodo fu chiamato a ricoprire la cattedra di Botanica, insieme a quella di Materia Medica e di Chimica, Valentino Brusati, che nel 1776 iniziò la costruzione delle grandi serre in legno su progetto di Giuseppe Piermarini, poi modificate da Leopoldo Pollack.

Dal 1777 al 1778 la cattedra di Botanica passò a Giovanni Antonio Scopoli; sotto la sua direzione furono compiuti lavori di regolarizzazione della superficie del giardino, furono insediati due arboreti (uno a est dell’edificio e uno a nord delle serre) e fu adottata una ripartizione delle porzioni rimanenti in aree rettangolari con angoli smussati separati da viali o suddivise regolarmente in aiuole. In una delle opere maggiori dello Scopoli, Deliciae Florae et Faunae Insubricae, compare un’immagine dell’Orto più o meno idealizzata che mostra un assetto simile a quello attuale, soprattutto per gli edifici e la perimetrazione.

 

Dopo la morte di Scopoli Domenico Nocca, direttore dell’Orto fino al 1826, promosse il rifacimento delle già citate serre, dette di Scopoli. Vennero anche costruite, davanti alle serre, aiuole coperte dette “pulvilli”. Nei primi anni del XIX secolo la chiesa di S. Epifanio, chiusa nel 1790, fu abbattuta e in parte integrata nell’edificio universitario che fu così completato nell’ala nord.

Dal 1826 fu direttore dell’Orto Botanico Giuseppe Moretti, farmacista e già studente dell’Università di Pavia, al quale subentrò nel 1853 Santo Garovaglio che, in una relazione del 1862, lamenta il disordine lasciato dal suo predecessore, costretto a lavorare in tempi ‘tristissimi’.

Garovaglio corresse i nomi sbagliati delle piante e realizzò cartellini identificativi di ogni esemplare non solo a scopo didattico, ma anche divulgativo in quanto l’Orto Botanico, per la prima volta, aprì regolarmente al pubblico; nel 1869 fondò il Laboratorio crittogamico per lo studio delle malattie delle piante, dando origine a una importante scuola di Fitopatologia.

Nel 1882 la direzione passò nelle mani di Giovanni Briosi che valorizzò il Laboratorio crittogamico, il Laboratorio di fisiologia e anatomia vegetale e l’Orto Botanico, incrementando e ordinando le collezioni di piante non più attraverso la classificazione botanica, ma l’ambito geografico e climatico: le specie esotiche o quelle che richiedevano un clima diverso da quello pavese vennero coltivate in serre costruite in aggiunta a quelle di Scopoli.

Con la morte di Briosi nel 1919, la direzione passò per breve tempo, dal 1920 al 1926 a Luigi Montemartini, al quale subentrò Gino Pollacci, pure allievo di Briosi. Sotto la direzione di Pollacci proseguì l’introduzione di piante provenienti da diversi continenti, tra cui quelle presenti nelle colonie italiane in Africa, e si cercò di acclimatare le piante tropicali, prima coltivandole direttamente in Orto, poi diffondendole sul territorio con il coinvolgimento di agricoltori e di proprietari di boschi. Negli anni 1935-36 Pollacci realizzò la facciata monumentale di meridione, oggi su via Scopoli, completata dal frontone rialzato e da una balconata.

Nel 1942 iniziò la direzione di Raffaele Ciferri che, approfittando del periodo di ricostruzione post-bellico, diede all’Orto Botanico il suo aspetto attuale: smantellò la serra costruita da Briosi e costruì un monumentale scalone a semicerchio che abbraccia una grande fontana; ridisegnò le aiuole sottolineandone la forma con bordure continue di bosso; installò statue e collocò fontane; nelle aiuole a nord e a sud pose a dimora una grande collezione di rose.

A Ciferri successe nel 1964 Ruggero Tomaselli che concentrò i suoi interessi sulla coltivazione di specie provenienti dai cinque continenti. Per la collezione di specie tropicali fece costruire una nuova serra che riproducesse l’ambiente della foresta pluviale; incrementò, in collaborazione con l’Orto Botanico di Napoli, la collezione di Cycadales nel settore est delle Serre scopoliane; restaurò la serra fredda di Briosi, collocandovi una collezione di piante utili e di piante mediterranee. Ruggero Tomaselli, scomparso nel 1982, fu l’ultimo direttore dell’Orto a vita e in seguito la carica divenne elettiva: i direttori che si susseguirono furono Augusto Pirola (1982-1996), Alberto Balduzzi (1996-2002), Francesco Sartori (2003-2008) e Francesco Bracco (2008-).

Negli anni della direzione di Pirola fu risistemato il roseto, in modo tale da raccogliere, oltre agli ibridi colturali ornamentali, anche le specie spontanee da cui essi derivano. In questo periodo nacque, su iniziativa di un gruppo di cittadini pavesi, l’Associazione Amici dell’Orto Botanico di Pavia che svolge una importante azione di supporto alla divulgazione, curando anche aperture al pubblico e interventi di manutenzione concordati con la direzione.

Con Alberto Balduzzi furono gettate le basi per una collezione di piante officinali. Durante la direzione di Francesco Sartori all’interno dell’Orto Botanico è stato ospitato il Centro Didattico Divulgativo della Riserva Naturale Integrale Statale Bosco Siro Negri dell’Università di Pavia su finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare destinato ad illustrare i contenuti naturalistici e scientifici di questa piccola area protetta.

Attualmente dal punto di vista gestionale e amministrativo l’Orto Botanico di Pavia fa parte del Sistema Museale di Ateneo.