Vigneto proibito
Nel XIX secolo la viticoltura in Europa venne colpita da tre flagelli arrivati dal Nordamerica, che si accanirono sulla vite europea (Vitis vinifera L.): oidio (Erysiphe necator Schwein., un fungo), fillossera [Daktulosphaira vitifoliae (Fitch, 1855), un afide] e peronospora [Plasmopara viticola (Berk. & M.A.Curtis) Berl. & De Toni, un oomicete]. La produzione di vino (e di uva da tavola) fu messa a dura prova, in particolare dalla fillossera, che compie il suo ciclo vitale a spese delle radici e delle foglie delle viti. L’apparato radicale della vite europea, in particolare, è assai suscettibile agli attacchi dell’insetto, tanto da non riuscire più a svolgere le funzioni di assorbimento dei nutrienti. La vite, per questo motivo, nel giro di pochi anni muore di stenti.
Fig. 1. a) Fillossera e suoi effetti sulle radici di Vitis vinifera (da: Bazille, Planchon, 1885); b) galle fogliari prodotte dalla fillossera su V. ×instabilis; c) peronospora su V. vinifera all’Orto Botanico di Pavia.
I viticoltori dell’epoca provarono dapprima ad annientare la fillossera con gli insetticidi più disparati e a sradicare enormi distese di vigneti per bloccarne l’espansione, ma non ottennero alcun successo.
Fig. 2. a) Sradicamento di viti sospette d’infezione fillosserica in Francia [Le Journal illustré 15(39), 1879]; b) iniezione di solfuro di carbonio nel suolo di vigneti fillosserati (da: Crolas, Vermorel, 1886).
Fu grazie alla collaborazione tra botanici, entomologi, proprietari terrieri, vignaioli e politici illuminati che si riuscì a trovare la soluzione: innestare la parte aerea della vite europea (che fornisce il frutto) sulle radici delle viti americane. Queste, infatti, essendosi coevolute con la fillossera, sono resistenti agli attacchi radicali dell’insetto. Si deve dunque alle viti americane portinnesto (es. V. riparia Michx., V. rupestris Scheele, V. berlandieri Planch.) e ai loro ibridi la salvezza della viticoltura.
La loro importanza è tale che sono impiegate ancora oggi in tutto il mondo.
Fig. 3. a) innesto (da: Bazille, Planchon, 1885); b) Vitis riparia (da: Millardet, 1885).
Contro la fillossera inizialmente venne adottata anche una seconda soluzione: sostituire la vite europea con viti americane in grado di produrre uva da vino, senza innesto. Erano questi i “produttori diretti”, resistenti a tutti i patogeni e assai prolifici. La loro uva aveva però un sapore poco gradevole (“foxy” o “fragolino”), che si manifestava anche nel vino, il quale, addirittura, si conservava per poco tempo. Anche per evitare la concorrenza commerciale di questi vini – tra i quali si ricordano i celebri clinton e bacò – su quelli tradizionali di vite europea, negli anni 1930 i legislatori ne vietarono la vendita. È in loro onore che è stato scelto l’appellativo “proibito” del nostro vigneto!
Fig. 4. a) ‘Noah’ (da: Viala, Vermorel, 1904); b) ‘Clinton‘.
Il “Vigneto proibito” sorge nell’Arboreto dell’Orto Botanico di Pavia, sui versanti meridionale e orientale della “Collinetta termofila”, fino al 2021 abbandonati e tappezzati da infestanti. Si estende su 40 mq e comprende otto filari, realizzati con pali ottenuti dai fusti dei noccioli coltivati in Orto Botanico.
I lavori di allestimento sono iniziati nel marzo 2021 e si sono conclusi nel giugno dello stesso anno, a opera del personale dell’Orto, coadiuvato da volontari del Servizio Civile Universale e da studenti. Gran parte delle viti impiantate deriva dalla propagazione per talea di piante spontanee raccolte in natura; altre invece sono state acquistate in commercio presso vivai specializzati.
Non si eseguono trattamenti. Finora si sono registrati solo danni alle foglie dagli insetti alloctoni Popillia japonica Newman, 1838 e Antispila oinophylla Van Nieukerken & al., 2012.
Fig. 5. Propagazione di viti per talea nella Serra sperimentale dell’Orto Botanico (marzo 2021).
Fig. 6–8. Allestimento del “Vigneto proibito” all’Orto Botanico di Pavia (2021).
Il “Vigneto proibito” al momento include 15 viti coltivate a guyot. I portinnesti sono sei, tra i quali si ricordano ‘Golia’ (ibrido tra V. riparia, V. rupestris e V. vinifera, costituito nel 1913 da Luigi e Alberto Pirovano), ‘Millardet et Grasset 101-14’ (V. riparia × V. rupestris), ‘Millardet et Grasset 41 B’ (V. berlandieri × V. vinifera) e V. rupestris. Tra i nove produttori diretti, sono degni di nota ‘Clinton’, ‘Baco noir’, ‘Noah’ e ‘Isabella’ (la tradizionale “uva fragola” o “americana”).
Fig. 9. Alcuni vitigni del “Vigneto proibito”: a) ‘Isabella’ o uva fragola; b) ‘Golia’.
Per richiamare il paesaggio viticolo tradizionale dell’Oltrepò Pavese sono stati inoltre piantati un salice da legatura o “gàba” [Salix ×fragilis L. f. vitellina (L.) I.V.Belyaeva], dai rami giallo uovo, e un pesco da vigna (Prunus persica L., individui ferali, cioè derivanti dall’inselvatichimento di peschi coltivati), chiamato in dialetto oltrepadano “plüséin”, per i frutti pelosi sulla superficie, piccoli, verdognoli ma dolcissimi.
Fig. 10. Salix ×fragilis f. vitellina coltivato a Stradella (PV).
Fig. 11. Individuo ferale di Prunus persica a Stradella (PV).
BIBLIOGRAFIA
Bazille L., Planchon J.-E. (1885) Catalogue illustré et descriptif des vignes américaines. Par MM. Bush et Fils et Meissner. Deuxieme édition française. Camille Coulet, Montpellier; Adrien Delahaye & E. Lecrosnier, Paris.
Crolas Dr, Vermorel V. (1886) Manuel pratique des sulfrages. Guide du vigneron pour l’emploi du sulfure de carbone Contre le Phylloxera. Onzième édition, revue et augumentée. Librairie Henri Georg, Lyon.
Millardet A. (1885) Histoire des principales variétés et espèces de vignes d’origine américaine qui résistent au phylloxera. G. Masson, Paris; Ferret et fils, Bordeaux; Ulrico Hoepli, Milan.
Viala P., Vermorel V. (1904) Ampélographie. Tome V. Masson et Cie, Paris.